Consorzio per la tutela della Malvasia di Casorzo D.O.C.

brinda rosso brinda malvasia

Malvasia: una lavorazione antica

Per ottenere un vino dolce come la Malvasia di Casorzo bisogna impedire al mosto di fermentare.
Ciò avviene con la meticolosa filtrazione del mosto stesso.

Questa operazione veniva anticamente effettuata mediante dei filtri in tessuto chiamati "sacchi olandesi", così detti probabilmente per la provenienza del loro materiale.

Il mosto, attraversando ripetutamente i filtri, abbandonava ad ogni passaggio sulle pareti dei filtri una parte dei lieviti responsabili della fermentazione , finchè non giungeva il momento in cui i lieviti esaurivano le sostanze necessarie a riprodursi e quindi a far fermentare il mosto.
Il risultato era già allora un prodotto singolare e fortemente aromatico, dal colore intenso e stabile, simile alla Malvasia di Casorzo che conosciamo oggi.

Se vuoi scoprire di più su come la tecnologia moderna ha reso più efficiente la produzione della Malvasia visita la nostra sezione dedicata alle curiosità

Uso tradizionale dei "sacchi olandesi"

1 - Il mosto, posto in una vasca sopra i sacchi, passando attraverso questi cadeva in una vasca sottostante;
2 - al primo accenno di una nuova fermentazione veniva riportato nella vasca superiore perchè ricominciasse il processo di filtrazione:
3 - l'operazione veniva ripetuta finchè il mosto non dava più segni di ulteriore fermentazione.

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La storia antica della Malvasia:
Medioevo a Creta

La Malvasia è un vino con una storia intricata e interessante: le prime tracce paiono risalire niente meno che al Medioevo, intorno all'anno 1200.

Nel 1248 infatti i Veneziani, che avevano partecipato alla conquista della città greca di Monembasia, penetrano più profondamente nella regione retrostante alla città e ne trasportano l'omonimo vitigno nell'isola di Creta.

Quest'isola leggendaria e fertilissima era già famosa nel mondo antico per la produzione di vini rinomati e presentava tutte le caratteristiche ottimali perché il vitigno desse buoni frutti.

Non è dato sapere se il vino che si iniziò a produrre a Creta con l'introduzione della nuova varietà fosse del tutto uguale all'originale di Monembasia, certo è che diede vita a una fiorente e longeva produzione.

La sua storia si lega poi per secoli alle vicende della Repubblica Marinara di Venezia, sotto il nome di "vino greco".

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L'influenza veneziana:
diffusione e segmentazione della Malvasia

La Repubblica Marinara di Venezia fu potente ed incontrastata dominatrice del Mediterraneo fino a fine '700, quando la sua influenza fu commercialmente oscurata dallo stabilizzarsi dei nuovi traffici generati dalla scoperta dell'America.

Fino ad allora la vivacità di collegamenti aveva portato una grande diffusione del richiestissimo vino greco su ampissime distanze, esportando il vitigno dell'originaria Malvasia un po' ovunque: in varie regioni d'Italia, in Francia, Spagna, Portogallo, Canarie, dove si mischiò a quelli locali, importati sotto il nome di "Greci".

Il Leone di San Marco simbolo della Repubblica Marinara di venezia

Questa è probabilmente la causa della nascita e proliferazione di una moltitudine di vini classificati anche impropriamente "Malvasie".

Che fine fece il vitigno originale, è invece abbastanza chiaro: la produzione ed il commercio del vino di Malvasia nell'isola di Creta restò fiorente finché la stessa isola fu sotto il dominio veneziano; nel 1645 Creta cadde nelle mani dei turchi dopo un eroica resistenza dei veneziani. Sotto la dominazione turca ebbe inizio la decadenza, sfociata poi nella scomparsa, della produzione di Malvasia sull'isola.

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Il Casorzo:
una nuova patria per la Malvasia

In Piemonte si parla di Malvasia al principio del'600 ad opera del gioielliere del Duca di Savoia G. B. Croce nel suo singolare libello sulla "eccellenza e diversità dei vini che nella montagna di Torino si fanno", datato Torino 1606, nel quale la definisce "buona da mangiare e da far vino, qual riesce dolce et del sapore dell'uva".

Il vino Malvasia arriva quindi in questo territorio a cavallo delle province di Asti ed Alessandria probabilmente al tempo dei bisnonni degli attuali produttori. Ad esso ci si riferiva con un nome dialettale: Varmasia, poi entrato in disuso.

Coltivato in una zona dalla tradizione vinicola fortemente radicata e legata principalmente alla produzione di Barbera, questo vitigno si adattò a meraviglia al terreno a base calcarea di Casorzo e dei comuni limitrofi, dando risultati ancora migliori del Barbera stesso.

Il Malvasia di Casorzo assunse poi abbastanza in fretta una propria fisionomia; infatti, la troviamo nella famosa enciclopedie di Diderot (1751-1776) e dall'abate Milano che nel 1838 cita espressamente e per la prima volta, a quanto risulta sinora, "Malvasia di Casorzo".
Nel 1914-15 era riportata come tale nel catalogo dei vini di Ingegnoli.

Ottiene la Denominazione di Origine Controllata nel 1968 grazie allo sforzo congiunto dei produttori di Malvasia riuniti nella Cantina Sociale di Casorzo (nostra consorziata), nata nel 1954.

Ma la storia non è finita qui: la Malvasia è frutto vivo del suo territorio: migliora e rafforza costantemente la sua identità tramite le esperienze maturate in questi anni dai nostri produttori, che raccogliamo come Consorzio con impegno e orgoglio.

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